Il clamoroso retroscena: perché gli arbitri non usano il Var

Vai al VAR? Paghi subito 0,10 nella valutazione della partita e poi te la vedi con la commissione. Ecco il bug nella procedura tra quanto accade in campo e quanto succede a Lissone (sede centrale unica del VAR). La conseguenza è che gli arbitri non amano fare ricorso al Video Assistant Referee. Prova ne sia il comportamento dell’arbitro internazionale Marco Di Bello, che non ha concesso il rigore per il fallo di Iling-Junior su Ndoye nella gara tra Juventus e Bologna. L’inspiegabile scelta ha fatto sorgere una domanda spontanea: perché nell’era della tecnologia non è andato a rivedere l’episodio al video? Ed ecco che a scavare in cerca di una risposta si scova il “baco”. Non quello informatico che tenne in ansia l’intero mondo durante il cenone del 1999, quanto, piuttosto, un bug di sistema. C’è un grosso problema nella procedura di valutazione che penalizza con un meno 0,10 un arbitro che ha commesso un errore evidente (come quello di Di Bello) e che va a correggerlo all’On Field Review.

Juve-Bologna, Ndoye cade in area: per Di Bello non è rigore

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Juve-Bologna, Ndoye cade in area: per Di Bello non è rigore

Gli errori di campo e il ricorso al Var

Certo, prendere una decisione sbagliata in campo, implica, al netto di episodi di difficile interpretazione o molto al limite, che qualcosa non ha funzionato nelle scelte arbitrali fatte in pochi attimi: potrebbe esserci stato un errore nello spostamento dell’arbitro sul terreno di gioco e quindi un posizionamento sbagliato, un calo della concentrazione oppure che nei giorni prepartita non ci si era preparati adeguatamente all’imprevedibile (perché un arbitro di massimo livello studia tutto), e per questo gli osservatori danno un peso all’errore, ma una penalità di 0,10 nel voto all’interno di una scala di giudizi che va dall’8,70 (eccellente) all’8,20 (insufficiente) ha troppa incidenza a maggior ragione se dopo la revisione viene presa la decisione, tecnica e disciplinare, giusta ristabilendo la verità dei fatti avvenuti in campo. Altro discorso, poi, è capire il metro di giudizio dell’osservatore (sempre presente per valutare la partita dell’arbitro) che avrebbe dato a Di Bello 8,60, quindi quasi il massimo. Inspiegabile come l’errore dell’arbitro. Restando in ambito VAR, invece, per incoraggiarne l’uso, diminuendo gli errori commessi in campo, bisognerebbe riconoscere un bonus che premi la forza di ricorrere all’OFR per correggersi. Perché se si vogliono ridurre gli sbagli è giusto che gli arbitri non siano psicologicamente intimoriti dall’idea di ricorrere allo strumento tecnologico. Devono sentirsi completamente liberi di riguardare un’azione sospetta.

Il precedente di Gavillucci

E, invece, adesso non è così. Anzi resta una penalità. Un caso è quello di Claudio Gavillucci, dismesso dall’Aia per ragioni tecniche a fine giugno 2018. Fu lui stesso a raccontare di aver scoperto che la sua prestazione giudicata più negativamente nell’intera stagione 2017/2018 fu Torino-Fiorentina, gara nella quale per tre volte ci fu un richiamo del Var Chiffi con Gavillucci che, poi, corresse gli errori inizialmente commessi. Nella gara dell’altro giorno a Torino il Var Fourneau, che non ha di certo paura di prendere decisioni, come ha dimostrato nella gara tra Cosenza e Ascoli nella quale ha espulso 3 giocatori in un tempo, si è, invece, accontentato della spiegazione di Di Bello che dal campo sembrava dirgli che era stato un contrasto di gioco con i due giocatori arrivati contemporaneamente sul pallone. Le immagini dimostrano tutt’altro, ma probabilmente Fourneau non se l’è sentita di insistere e ha visto – o ha creduto di vedere – quello che non era successo. Anche la caratura internazionale di Di Bello può aver inciso nella circostanza che ha portato a commettere un errore evidentissimo che costerà ad entrambi uno stop. L’osservatore, e in serie A ce n’è uno in tutte le partite a cui a volte si aggiunge l’Organo Tecnico, li ha penalizzati comunicando come accade adesso il voto già in spogliatoio, ma la colpa più grossa è ricaduta su Di Bello, vittima di se stesso e di un cortocircuito nel sistema.

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